1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
"L'ispirazione mi arriva dall'alto, ma, qualche volta, durante un temporale". Ho iniziato a scrivere “poesie” intorno ai 18 anni. Avevo un quaderno a fogli arancioni che non trovo più, di conseguenza la maggior parte degli scritti dell’epoca sono andati persi, fatta eccezione per quelle poche che ricordo a memoria. La parola poesie l’ho scritta volutamente fra virgolette in quanto non le ritengo tali nel senso letterario della parola, non sono padrone della tecnica di scrittura, della metrica e tantomeno delle rime e ancor meno mi ritengo un poeta. Sinceramente, non mi interessa nemmeno di esserlo. Quello che mi interessa è il riuscire a comunicare stati d’animo, emozioni, illusioni, delusioni in modo semplice e diretto, portando o cercando di portare il lettore ad immedesimarsi in quelle. Si dice comunemente che le persone si sono allontanate dalla poesia, ma non è vero, è piuttosto vero il contrario, cioè che il poeta si è allontanato dalle persone. Lo stesso vale nell’ambito della politica. Non esistono più poeti del calibro di Leopardi che con poche semplici parole ti facevano scivolare nel loro mondo e viverne gli istanti, viverne le emozioni e in esse ritrovar se stessi.